L'orientamento alla scelta scolastica della scuola superiore e gli errori piu' frequenti da parte delle famiglie

La scuola  per funzionare    presuppone  una sana interazione tra le parti  (“oggetti” o “elementi”) del “sistema”  e le parti di  altri “sistemi” o “sottosistemi”; più semplicemente possiamo dire una buona comunicazione e relazione  tra  insegnanti, genitori e ragazzi.

Per capire come avviene che il lavoro di collaborazione nei vari momenti del  percorso scolastico produce il successo o l’insuccesso, in questo caso particolare come scuola e famiglia insieme possano orientare  in modo corretto alla scelta adeguata da parte dei ragazzi, dobbiamo conoscere meglio alcuni  elementi che costituiscono il sistema e i sottosistemi coinvolti  e tener presente che si tratta  di una sfida in cui o si vince tutti o si perde tutti.

LA FAMIGLIA

La famiglia  è  la struttura fondamentale della nostra società; è un’organizzazione,  cioè un sistema retto da regole che proteggono e permettono ai figli di crescere. In generale i membri di un sistema , anche quello familiare, tendono a comportarsi in modo organizzato e ripetitivo (“copioni” o “modelli”, ridondanze comportamentali, comportamenti prevedibili e ripetitivi -es.: “la mamma urla con il figlio, il babbo guarda in silenzio, il figlio cerca l’alleanza del padre,…i bambini litigano, i genitori urlano, finchè  il cane “impazzito” inizia ad abbaiare, e tutti…. cercano di calmarlo”).

Queste “regole” se diventano troppo rigide non sono più adatte ad un sistema familiare in evoluzione.  Le relazioni assomigliano così ad un disco che si incanta (circoli viziosi in cui non si riesce a cambiare le regole).

Dopo anni di ricerca- intervento da parte dei collaboratori del Centro di Terapia Strategica di Arezzo e il lavoro di psicoterapia e consulenza con le famiglie in difficoltà, sono stati individuati  6 modelli di gruppi familiari che,  se rigidi, diventano modelli d’interazione patogena fra genitori e figli, e sono perciò responsabili di “ nodi problematici”. 

Vediamo in breve i 6 modelli familiari:

1)iperprotettivo: sostituirsi ai figli considerati fragili, o la profezia che si auto-realizza (“cerco di capire prima di lui per illuminarlo su cio’ che e’ giusto o sbagliato”);

2)democratico- permissivo: genitori e figli sono amici, o l’assenza di autorevolezza (“non sostengo e non facilito la valutazione se mio figlio non è interessato”)

3)sacrificante: i genitori si sacrificano costantemente per dare il massimo ai figli e viceversa, o il sacrificio rende buoni (“con quanto facciamo per te tu vorresti….”)

4)intermittente: i membri della famiglia oscillano da un modello all’altro, o “sei comunque sbagliato”  (questo modello produce disorientamento)

5)delegante: i genitori delegano ad altri il ruolo di educare, o “non contare su di me” (“non ne voglio sapere niente, la scuola e’ responsabile” o “parlane con tua nonna….”)

6)autoritario: i genitori esercitano il potere in modo deciso, o “chi e’ piu’ forte comanda (“le cose stanno cosi’ e basta!” o “il dovere prima di tutto!”).

Psicologi e psicoterapeuti di ogni orientamento condividono l’opinione che dal  2000 i modelli di famiglia si siano evoluti soprattutto verso stili iperprotettivi (“i figli non devono  soffrire”) portando i giovani adolescenti ad  un’estrema fragilita’  che si puo’ manifestare con comportamenti devianti, atteggiamenti depressivi, disturbi d’ansia,  ….schizofrenia.

IL GENITORE CHE ORIENTA

Sulla base delle precedenti considerazioni andiamo a vedere come deve porsi il genitore che orienta:

e’ colui che sta accanto e sostiene il ragazzo nella ricerca delle informazioni e nella valutazione della scelta   nel senso “scelgo io”, e che gli insegna ad  accettare le sue incertezze e le sue paure.

 Crescere infatti significa  superare le difficolta’ in modo autonomo;  quindi dobbiamo insegnare ai figli, anche in questa esperienza, a riconoscerle e  ad accettarle, per gestirle.

L’adulto che ” ha osservato” (questo presuppone saper osservare e ascoltare  quello che la scuola ha comunicato durante il percorso scolastico attraverso i colloqui, i voti, il confronto, la relazione, il processo educativo… )  crede di poter valutare correttamente la scelta più idonea al figlio.

 Tenendo conto dei risultati scolastici e degli interessi dei figli dovrebbe  individuare le attitudini degli stessi e le relative aree di studio -scientifica, umanistica, artistica, pratica,… rappresentate dall’offerta  formativa- ed indagare  sugli sbocchi professionali del territorio e sulla successiva formazione e qualificazione -universita’ e/o altro- guardando oltre la scuola.

In realtà commette errori frequenti proprio nella fase del saper osservare e ascoltare  e le trasmette al figlio producendo quanto segue:

-Lnon vedo la difficoltà e “aumento la dose della medicina sbagliata”o “vedo una sola soluzione o due sole alternative” come l’asino che si spacca la testa perché  prende a testate l’albero che ostruisce la strada invece che girargli intorno: “la scuola per me è solo quella….anche se le attitudini forse…”

-sopravvaluto le difficoltà e “non affronto, evito, rinuncio….”

 PUNTI DI FORZA PER EVITARE ALTRI ERRORI RICORRENTI

1)avere dubbi sulle proprie certezze genitoriali

perché i ragazzi sono diversi in altri contesti (con se stessi, con gli altri, nel mondo e nel lavoro), e lo saranno anche nei nuovi contesti. Inoltre  il mondo è cambiato, cambia e cambierà

2) evitare di mostrare di avere il controllo su tutto e su di loro anche se da insegnante o da genitore si pensa di sapere qual è il meglio per loro

È la tecnica del “come mettere nel sacco un gatto nero in una stanza buia” mostrandosi disinteressati al catturarlo, facendo in modo che faccia tutto da solo perché è curioso; stando ad osservare senza intervenire

3)tener presenti le esperienze e le eccezioni ricordandosi che le esperienze sono personali e le eccezioni sono rare.

4) ricordare che la determinazione a farcela ci sarà se i ragazzi si sentiranno di essere loro ad aver scelto.

5)aver chiaro che ”la buona scuola” e “la cattiva scuola” la fanno gli insegnanti e “la classe”insieme,  che questa è una realtà che si crea con noi e che la classe è : quell’insegnante con quei ragazzi, quegli insegnanti insieme (quel consiglio di classe), quell’insegnante che non c’è più, quei genitori che ci sono dietro, ecc..

6)riflettere sulle proprie fragilità familiari riconoscendo la propria tendenza rispetto alle rigidità dei  6 modelli familiari più tipici.

7)adottare una comunicazione  efficace   (“il come si dice”)       per         aggirare  le resistenze dei figli e insegnar loro ad osservare per scegliere valutando seriamente.

La comunicazione efficace è una lunga storia e richiede un intervento specifico di approfondimento.

L’ADULTO E GLI ALTRI POSSONO  PORTARE LA LORO ESPERIENZA

Che l’adulto porti la sua esperienza serve se  la consideriamo solo uno degli argomenti  di riflessione perché l’esperienza e’sempre unica , sia  se conferma la regola,  sia se  non la conferma:

quello che valeva “ieri” può essere diverso oggi, anzi , sicuramente e’ molto diverso oggi e cambierà ancora  in un domani molto prossimo; quello che valeva per me non è detto che valga per te perché  tu sei unico come sarà unico il contesto in cui ti troverai (i compagni e gli insegnanti cambiano); tu cambi e anche il contesto è dinamico.

Anche l’eccezione alla regola va tenuta di conto ma si deve aver chiaro  che statisticamente  è  poco probabile che si ripeta.

CONCLUSIONE

La scelta della scuola può essere affrontata come un gioco serio in cui il ragazzo si assume la responsabilità di poter anche sbagliare. Certo è che ogni scelta, anche la migliore, porta a perdere qualcosa di buono dell’alternativa; ma se è quella giusta, ed il ragazzo la sente sua, qualsiasi difficoltà sarà da lui superata con determinazione.

PRO.SSA MALFETTI ANGELITA

 www.terapiastrategicasiena.it (approfondimenti e riferimenti bibliografici)

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