"Cliente" della terapia strategica viene considerato colui che chiede l'intervento o lamenta il problema. Questi non necessariamente corrisponde alla persona che ha il disturbo.
Secondo un'ottica sistemica e relazionale per indurre un cambiamento basta intervenire sulla catena che agisce sul singolo. Questo è soprattutto il caso di alcuni disturbi in cui l'individuo che soffre non vuole o non è in grado di riconoscere il problema e di chiedere aiuto (ad esempio nei disordini alimentari, nei problemi dell'infanzia e dell'adolescenza, nelle depressioni e psicosi, nei problemi di relazione, ecc.).
L'obiettivo terapeutico in questi casi è concordato con il familiare, l'insegnante, il dirigente o chi altri è responsabile o interessato alla soluzione del disturbo o disagio.
La terapia può essere completamente indiretta ma, nella maggior parte dei casi, i primi interventi portano tali cambiamenti, nell'equilibrio relazionale, da indurre il 'paziente' a partecipare ad una seduta; qui, finalmente può essere 'catturato' e iniziare a collaborare con un percorso anche personale.
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